{"id":1328,"date":"2013-02-02T10:27:20","date_gmt":"2013-02-02T08:27:20","guid":{"rendered":"http:\/\/selimgunes.com\/?p=1328\/"},"modified":"2023-06-19T13:57:30","modified_gmt":"2023-06-19T10:57:30","slug":"cose-mai-viste-kar-beyaz-vanna-carlucci-uzak-italy","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/selimgunes.com\/cose-mai-viste-kar-beyaz-vanna-carlucci-uzak-italy\/","title":{"rendered":"Cose mai viste \/ G\u00f6r\u00fclmemi\u015f \u015feyler \/ Vanna Carlucci"},"content":{"rendered":"
UZAK \/ Italy, 2013.02.02<\/span><\/strong><\/p>\n<\/div>\n Cose mai Viste KAR BEYAZ<\/span><\/strong><\/p>\n Hasan percorre chilometri di strada innevata per vendere Ayran, per sfamare i suoi fratelli. Altre vite gli fanno da spalla: la madre, un forestiero, un uomo che soffre di mal d\u2019amore, un padre che non c\u2019\u00e8 e uno scenario bianco come la neve.<\/span><\/p>\n Il titolo non lascia scampo: Bianco come la neve mette in guardia chi guarda il film a un probabile congelamento degli arti, a una possibile screpolatura del labbro o della pelle o del puro corollario dell\u2019occhio esposto alla luce monocromatica: tutto questo per\u00f2 \u00e8 solo la superficie. Kar Beyaz in realt\u00e0 \u00e8 quello che c\u2019\u00e8 nel sostrato gelido, nella grotta del bianco: Hasan, un ragazzino di 12 anni, ci si \u00e8 infilato con tutto il suo scheletro come se non fosse il freddo ad intimorirlo, n\u00e9 la morsa del vento, perch\u00e9 lui \u00e8 il centro della materia viva, di quella che si scioglie nella terra a contatto col sole, lui \u00e8 dentro un comparto isolato e in effetti \u00e8 solo nell\u2019ovattatura dell\u2019inverno, nel silenzio del ghiaccio, nel cotone che si posa.<\/span><\/p>\n Primo lungometraggio di Selim G\u00fcne\u015f, Kar Beyaz (Bianco come la neve) rientra in un cinema (quello turco) che si \u201csospende\u201d (G. Costantiello) come se non esistesse gravit\u00e0 nei corpi o nelle rocce o nei moti del mare. In realt\u00e0 si tratta di un cinema che arriva lo stesso a traforare lo sterno perch\u00e9 si riconosce nella forma del niente. Selim Gunes \u00e8 un fotografo e ha saputo introiettare questo \u201cfermo\u201d linguaggio nel cinema, nel modo di catturare il luogo, la figura, il fondo. Il luogo \u00e8 ricamato alla perfezione; nulla sembra sfuggire dai contorni, dallo schermo, dai profili delle cose ma l\u2019immagine \u00e8 contenuta nell\u2019immagine, non scavalca la forma perch\u00e9 \u00e8 la forma a imporsi. Allo stesso tempo per\u00f2 la forma si de-forma tanto da essere niente, si annulla nella sua perfezione estetica, nella ripresa del bianco che \u00e8 un colore di luce; e la luce \u00e8 un campo aperto, \u00e8 la corsa di un cavallo bianco insanguinato nell\u2019insostenibile candore.<\/span><\/p>\n Eccolo il rigore estetico del regista: calibrare il peso dell\u2019intensit\u00e0 nel contrasto vivo che sembra quasi voler allontanare lo spettatore per mezzo della geometria calcolata delle immagini, distanti da un reale sporco, fatto d\u2019imperfezioni; ma la contingenza del quotidiano tocca anche il film e Hasan allora \u00e8 un bambino che lotta contro l\u2019assenza del padre fatto prigioniero, diventa amico di una natura dei boschi e dell\u2019inverno per vendere l\u2019Ayran e guadagnare qualcosa per i propri fratelli mentre la madre \u00e8 fuori per lavoro. Ecco allora che per sopravvivere di fronte a una mancanza bisogna costruirsi un quadro migliore, un punto di forza, una neve candida, un\u2019inquadratura perfetta che comunque non dimentica il sentimento di perdita e di solitudine. In tutto ci\u00f2 il film resta asciutto, non un colore di troppo, non una parola in pi\u00f9 ma la scrittura procede lentamente fino, poi, a cambiare rotta ad assumere il tono di una favola per ragazzi: Hasan non rientra a casa, si fa buio ed \u00e8 l\u00ec, perso nel bosco a difendersi dalla paura del buio e la paura di non rivedere pi\u00f9 suo padre gli sanguina dal naso: il ricordo che ritorna.<\/span><\/p>\n